Mese: aprile 2013

Genova, tesori nascosti #3: San Marco al Molo

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Il campanile della chiesa di San Marco
Il campanile della chiesa di San Marco

Proprio accanto alla zona oggi più turistica della città, ma ancora fortunatamente risparmiata dal solito turismo di massa (diretto, fra l’altro, solo all’acquario…) si staglia, in tutta la sua maestosa semplicità la piccola chiesa di San Marco al Molo. Chi conosce un po’ Genova non dovrebbe faticare ad immaginare la fisionomia della zona nel medioevo, periodo di costruzione della chiesa: una splendida piccola penisola che chiudeva, ad oriente, il golfo naturale nel quale, da tempi immemorabili, si è andato costruendo il porto della città

Risalente agli ultimi anni del XII secolo e nata in forme romaniche, oggi la chiesa è molto diversa rispetto al suo primitivo aspetto ma le trasformazioni avvenute nel tempo non hanno del tutto cancellato la sua bellezza; inoltre, al suo interno (e non solo) vi sono davvero dei mirabili capolavori come, ad esempio, il gruppo scultoreo di  Francesco Schiaffino raffigurante la Vergine con Bambino tra i santi Nazario e Celso.

Francesco Schiaffino - Madonna con Bambino tra i Santi Nazario e Celso
Francesco Schiaffino – Madonna con Bambino tra i Santi Nazario e Celso

Ma il pezzo a mio avviso più interessante è murato all’esterno della chiesa, sul lato prospiciente via del Molo; trattasi di un bellissimo bassorilievo  raffiugarante il leone di San Marco, portato a Genova da Gaspare Spinola dopo la vittoria ottenuta a Pola sui veneziani nel 1380, nell’ambito della più ampia “Guerra di Chioggia“. 

Il Leone di San Marco - Portato a Genova nel 1380
Il Leone di San Marco – Portato a Genova nel 1380

Esso rappresenta ai miei occhi una testimonianza estremamente vivida dei tempi delle lotte tra le repubbliche marinare, scontri segnati da dure battaglie per il controllo dei traffici nel Mediterraneo. Nell’ambito della guerra tra Genova e Venezia quest’ultima ebbe la meglio…ma il leone di San Marco che possiamo vedere è testimone di una vittoria genovese, è un “trofeo di guerra” dal valore storico davvero inestimabile!

“Weekly Photo Challenge: Culture”

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Sri Lanka - Tooth relic temple in Kandy
Sri Lanka – Tooth relic temple in Kandy

“Weekly Photo Challenge: Up”

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Genoa - Medieval cathedral of Saint Lawrence - Italy
Genoa – Medieval cathedral of Saint Lawrence – Italy

Pink Floyd – Wish you were here – un inno all’amicizia

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Tra tutti i capolavori della mitica band inglese, oggi scelgo di condividere il brano che dà il titolo ad uno dei migliori album della storia della musica, “Wish you were here”. Difficile riuscire ad elencare la miriade di emozioni, sempre differenti, che suscita l’ascolto della canzone…tristezza, malinconia, felicità….è un inno all’amicizia, all’amore per il prossimo. Una presa di coscienza della caducità della vita, la consapevolezza che i problemi esistenziali sono, da sempre e per sempre, gli stessi per tutti…scrive Roger Waters:

We’re just two lost souls swimming in a fish bowl, 
year after year, 
running over the same old ground. What have we found? 
The same old fears, 
wish you were here. 

Poche righe, poche parole, un significato infinito….

Seneca, l’arte di vivere felici

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220px-Seneca Il De vita beata di Seneca è un’opera che consiglio a tutti poiché densa di utili spunti per la vita quotidiana di ogni uomo. L’opera illustra chiaramente i principi della morale stoica e, soprattutto, la personale reinterpretazione del filosofo di Cordova dei capisaldi di tale scuola filosofica.

Il fine della vita è posto, semplicemente, nel raggiungimento della felicità…“tutti aspiriamo alla felicità, ma, quanto a conoscerne la via, brancoliamo come nelle tenebre”. Non è facile comprendere quale sia la strada da intraprendere per arrivare alla felicità, ma per poterla percorrere bisogna, innanzitutto, “avere ben chiaro quel che vogliamo”. La meditazione personale, quindi, è la prima tappa da prendere in considerazione  per poter giungere alla felicità; Seneca esclude a priori la possibilità di raggiungere la felicità seguendo l’opinione dei più, l’opinione della massa: “sono gli esempi degli altri che ci guastano: solo se sapremo tenerci lontani dalla moltitudine potremo salvarci”. 

Ma non dobbiamo pensare che il modello di vita stoico debba essere votato all’ascetismo bensì alla quieta accettazione della vita che si prospetta nel corso della nostra esistenza terrena. Accettazione vuol dire prepararsi alle possibilità che ci attendono nel futuro in modo da essere pronti a qualsiasi evento, positivo o negativo che sia.  Non vuol dire privarsi di un certo benessere ma nel saper dominare il mondo degli oggetti senza esserne dominati; alle critiche che la società poneva nei confronti dello sfarzoso stile di vita del filosofo, Seneca risponde che “il sapiente […] tiene le ricchezze presso di sé come sue schiave, lo stolto, invece, come sue padrone”.

Insomma, una miniera di perle di saggezza, di ideali da perseguire, non necessariamente raggiungibili ma da porre come fari nelle tenebre, mete da tenere salde; a proposito, Seneca ricorda che “il coltivare salutari inclinazioni è di per sé lodevole, indipendentemente dai risultati che si possono conseguire”. 

Anche con la lettura di questa splendida opera, come spesso accade leggendo le opere dei maestri del passato, si può sperimentare, con grande profondità, un confronto con un uomo “antico” su temi molto “contemporanei”. Che cosa è la filosofia, infatti,  se non uno straordinario dialogo senza tempo con la mente dell’uomo?

 

Album di Gian1979

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Istanbul - Fiori al Topkapi SarayiIstanbul - Entrata al Topkapi SarayiIstanbul - San Salvatore in Chora - MosaicoGenova - Panoramica dal santuario di San Francesco da PaolaSanta Sofia - MosaicoRimorchiatore nel mar di Marmara
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Per chi ha voglia di dare un’occhiata alle mie foto su Flickr! 😉

Skyrim – Far Horizons

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Credo che ultimamente certe colonne sonore create per i videogiochi debbano essere considerate alla stregua delle migliori musiche create per il mondo del cinema. Chi è pratico di videogames lo avrà già potuto constatare; per chi invece non ha la fortuna di conoscere perle della recente produzione videoludica scrivo questo post, per farvi provare l’evocativa musica creata da Jeremy Soule. Anche slegata dal contesto del gioco, la musica riesce a creare un’atmosfera di pura riflessione, contornata da una profonda e dolce dose di malinconia…..

Sartre e la Nausea

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sartreHo appena finito di leggere uno dei più famosi romanzi del Novecento, “La nausea“, di Jean-Paul Sartre e devo dire di aver trovato un validissimo interlocutore per molte delle domande sull’esistenza che nascono nel corso della vita. Che cosa è la nausea? E’ quel sentimento che si avverte quando si capisce che l’esistenza non ha senso, che la nostra vita individuale è paragonabile a quella di ogni singolo oggetto artificiale presente nel mondo. La nausea è un sentimento talmente forte da far impallidire ogni singola esperienza passata, svuotandola di senso e gettando pesanti ombre sul possibile futuro che ci si pone dinnanzi.

Il protagonista del romanzo di Sartre, in soli 30 anni di vita, ha già avuto innumerevoli donne, viaggiato in località esotiche molto distanti dall’Europa, vive di rendita scrivendo libri. Una vita completa, addirittura “avventurosa” ma la Nausea, ad un certo punto, gli impedisce di “colorare” tale esistenza. Ha senso vivere? Esistono le avventure? Non è forse una sorta di commedia la vita? Scrive Sartre: “Ogni esistente nasce senza ragione, si protrae per debolezza e muore per combinazione“. Non c’è spazio per Dio, per il destino, per un senso di vita individuale. C’è indubbiamente molto pessimismo nelle posizioni del filosofo francese ma anche una lucida capacità di lettura del disagio che vive l’uomo contemporaneo. Un disagio fatto di un senso di incompletezza continuo, di insoddisfazione. L’insoddisfazione di esistenze che vivono continuamente il confronto con gli altri privandosi di un personale approccio alla vita, uniformandosi al “si dice”, abbandonandosi alla banalità della massa.

Genova, tesori nascosti #2: il Volto Santo in San Bartolomeo degli Armeni

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Il Sacro Volto di Gesù
Il Sacro Volto di Gesù

Rieccomi a scrivere della mia città, Genova, e dei suoi innumerevoli tesori nascosti. Oggi voglio parlare di una delle reliquie più straordinarie presenti nel capoluogo ligure, il “Sacro Volto” di Gesù, per secoli considerato l’immagine del vero volto di Cristo. Oggi, dopo molti studi, è ormai certo che trattasi di opera umana, un dipinto su tavola, ma la leggenda relativa alla  sua realizzazione è quantomeno interessante come anche le varie vicissitudini che la reliquia ha subito nel corso della storia.

Il campanile della chiesa di San Bartolomeo degli Armeni
Il campanile della chiesa di San Bartolomeo degli Armeni

Secondo la leggenda re Abgar di Edessa, molto malato, dopo essere venuto a conoscenza dei molti miracoli effettuati da Gesù decise di inviare al Salvatore un messaggero, Anania,  per invitare Gesù alla sua corte. Gesù, impossibilitato ad effettuare il lungo viaggio, decise di inviare al re un panno sul quale aveva impresso il suo volto. Il panno, ovviamente, cominciò subito a compiere miracoli e divenne una delle reliquie più preziose per la cristianità. Giunse dapprima a Costantinopoli nel corso del X secolo d. C. per poi arrivare a Genova per mano dei crociati che, nel 1204, portarono alla prima caduta della capitale dell’impero bizantino.

Oggi la preziosa reliquia si trova nella chiesa di San Bartolomeo degli Armeni, interessantissimo luogo di culto posto nelle colline di

Genova, nella zona della circonvallazione a monte, vicino a piazza Manin; se dall’esterno l’edificio non tradisce la presenza di una chiesa, basta guardare un po’ meglio per vedere come ancora sia presente un interessantissimo campanile di origine medievale. All’interno, oltre al Mandylion, si possono vedere molte antiche lapidi in alcune delle quali è anche riprodotta la sacra immagine.

Come al solito, l’ennesima perla presente a Genova e sconosciuta ai più…

Lapide del 1468, preghiera davanti al Santo Volto
Lapide del 1468, preghiera davanti al Santo Volto

 

Istanbul: ponte tra Europa e Asia…il senso di una visita

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Istanbul - Il quartiere di Galata con la torre omonima costruita dai genovesi
Istanbul – Il quartiere di Galata con la torre omonima costruita dai genovesi

Erano anni che volevo visitarla e finalmente, durante le vacanze pasquali, sono riuscito a farlo: Istanbul, vero e proprio ponte tra due continenti, quello europeo e quello asiatico. Una città davvero multiculturale, dai molteplici aspetti, spesso tra loro quasi contraddittori ma uniti  in un tutto molto coinvolgente. 

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Una veduta della cisterna basilica

In poche città al mondo si può respirare cosi tanto la Storia, sì, quella con la S maiuscola…non ci sono parole quando ci si trova davanti alla straordinaria mole di Santa Sofia e ai suoi sontuosi interni…e che dire della magica atmosfera che si può respirare nella cosiddetta “cisterna basilica“, un’antica cisterna costruita ai tempi di Giustiniano oggi trasformata in un suggestivo luogo adatto alla contemplazione….Istanbul sorprende e accoglie il visitatore con le sue tradizioni e la gentilezza degli abitanti. Purtroppo tanta bellezza è proprio rovinata, almeno fino ad un certo punto, proprio dal turismo di massa, quel turismo impersonale che, a mio avviso, è sempre più imperante tra le persone…più di una volta ho potuto vedere persone che passeggiavano tranquillamente tra queste bellezze quasi senza alzare la testa, senza farsi pervadere da quello che chiamo il “senso della storia”.

Mura teodosiane, da qui Maometto II entrò a Costantinopoli nel 1453
Mura teodosiane, da qui Maometto II entrò a Costantinopoli nel 1453

Troppi turisti oggi, a mio avviso, visitano luoghi famosi per il solo gusto di visitarli, senza magari conoscere nemmeno le tappe fondamentali dello sviluppo storico di un sito, di una città….come poter davvero capire una città come Istanbul senza sapere che è stata la capitale dell’Impero bizantino? Senza sapere che nel 1453 è caduta nelle mani degli Ottomani guidati da Maometto II? Come mai migliaia di turisti si riversano nella Moschea Blu (splendida, sia ben chiaro) ma nessuno era presente dalla porta dalla quale Maometto II entrò nella città dopo averla a lungo assediata? 

Istanbul, ovviamente, non si esaurisce nei suoi monumenti ma è una città vibrante per la sua vivacità, frutto della presenza di circa 13 milioni di abitanti che, con le loro tradizioni, rendono la città più viva che mai. Impareggiabile passeggiare sul ponte di Galata e osservare i tanti pescatori in attesa di una pesca fruttuosa e i tanti venditori nella zona del bazar, sempre intenti a vendere i propri prodotti al prezzo più conveniente. Consiglio davvero a tutti una visita a Istanbul, forse una delle poche città che presenta un così interessante equilibrio tra elementi occidentali ed orientali.