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Atlantide – Il continente perduto #1
“Rigettare nel rango delle utopie ridicole gli studi riguardanti l’Atlantide, perché si crede che l’Atlantide non è esistita, è un pretesto buono solo per quelli che che si contentano di ciò che sanno e credono che non vi sia niente più da apprendere, mentre in materia di protostoria e di preistoria siamo solo all’abbicì“.
Cosi scriveva Gennaro d’Amato, curiosa figura di pittore e saggista, vissuto a cavallo dei secoli XIX e XX , in un suo libello sul mito di Atlantide dal titolo: “Il processo all’Atlantide di Platone”. Il libro, pubblicato nel 1930 è stato ripubblicato in Italia, dalla Fratelli Melita Editori, alla fine degli anni ’80 del secolo scorso e contiene alcune interessanti riflessioni sul mito di Atlantide raccontato da Platone nei suoi dialoghi, Timeo e Crizia.
Premetto che la leggenda del continente perduto mi ha sempre molto interessato e da sempre sono un gran cultore di fumetti come Martin Mystère e dei libri di Hancock e compagni sull’archeologia misteriosa e quindi, appena ho visto in libreria il libro di d’Amato non ho potuto fare a meno di comprarlo.
Purtroppo il libro si perde un po’ troppo in teorie strampalate, basate soprattutto su ricerche glottologiche estreme e su assonanze di vocaboli un po’ tirate per i capelli. Resta il fatto che la ricerca è un bell’esempio storico di tentativo di dimostrare la reale esistenza passata di un continente posto tra l’Europa e le Americhe. La tesi di fondo di d’Amato, infatti, è quella secondo la quale la civiltà umana si sarebbe formata nel continente di Atlantide e che, in seguito all’inabissamento del continente, si sarebbe spostata a ovest, dando vita alle civiltà precolombiane, e ad est, per dare vita alle civiltà dei Liguri, dei Minoici, dei Micenei, dei Fenici e, ovviamente, degli Egizi.
Curiosa è, infine, la dedica a Benito Mussolini, qui presentato come un grande appassionato di archeologia…in effetti, gran parte dell’opera, sembra quasi un tentativo di dimostrare come gli italiani e i popoli europei primitivi non si sarebbero originati in oriente ma bensì nel continente perduto….
Mi riprometto prossimamente di tornare sul tema dell’Atlantide, anche facendo riferimento ai testi originali di Platone, contenuti nel Timeo e nel Crizia; ultimamente il tema è tornato in auge anche grazie al capitolo dedicato al mito presente nel recentissimo libro di Umberto Eco, “Storia delle terre e dei luoghi leggendari”.
Per adesso concludo, senza esporre le mie teorie in merito alla questione, ricordando solamente che le scoperte dell’archeologia non sono finite ma che molto, ancora, aspetta di essere scoperto. In questo mi sento molto vicino a d’Amato…ricordiamo che alla fine del XIX secolo Micene e Troia erano considerate solo delle leggende…Schliemann ha dimostrato il contrario!
Animula vagula, blandula: le memorie di Adriano
Da un po’ di tempo a questa parte mi è tornata una forte passione per lo studio della storia romana, soprattutto sul periodo dell’età imperiale. Da anni vedevo in libreria questo libro e ne ero sempre piuttosto incuriosito, anche perché spinto alla lettura attraverso consigli di amici.
Adesso che ho terminato il libro della Yourcenar, mi trovo assolutamente d’accordo nel definirlo un vero e proprio capolavoro! Inizialmente la lettura non è semplice, ci vuole un po’ di allenamento per entrare appieno nella mente di “Adriano” ma con una certa pazienza si finisce per essere catturati dalle vicende dell’imperatore, completamente immersi nell’antichità.
La Yourcenar è riuscita davvero a scrivere un libro che ha il grande merito di riportare in vita il tempo della Roma imperiale del II secolo d. C. con una ricostruzione delle vicende quasi maniacale. Dove le fonti non arrivano, la scrittrice ha sopperito con sagacia e maestria a riempire, con episodi verosimili, quanto ormai obliato dalla Storia.
Come dicevo, lettura non facile, che richiede anche una certa conoscenza della società del tempo senza la quale alcune sfumature vengono purtroppo perdute.
Un libro che mi sento di consigliare soprattutto a quelle persone che vogliono approfondire la conoscenza degli usi e dei costumi dell’antica Roma senza pregiudizi e capaci di apprendere anche fatti che i più riterrebbero “scomodi”, soprattutto perché non raccontati nei classici libri di storia del liceo (ma forse anche universitari!).
Istanbul: ponte tra Europa e Asia…il senso di una visita
Erano anni che volevo visitarla e finalmente, durante le vacanze pasquali, sono riuscito a farlo: Istanbul, vero e proprio ponte tra due continenti, quello europeo e quello asiatico. Una città davvero multiculturale, dai molteplici aspetti, spesso tra loro quasi contraddittori ma uniti in un tutto molto coinvolgente.
In poche città al mondo si può respirare cosi tanto la Storia, sì, quella con la S maiuscola…non ci sono parole quando ci si trova davanti alla straordinaria mole di Santa Sofia e ai suoi sontuosi interni…e che dire della magica atmosfera che si può respirare nella cosiddetta “cisterna basilica“, un’antica cisterna costruita ai tempi di Giustiniano oggi trasformata in un suggestivo luogo adatto alla contemplazione….Istanbul sorprende e accoglie il visitatore con le sue tradizioni e la gentilezza degli abitanti. Purtroppo tanta bellezza è proprio rovinata, almeno fino ad un certo punto, proprio dal turismo di massa, quel turismo impersonale che, a mio avviso, è sempre più imperante tra le persone…più di una volta ho potuto vedere persone che passeggiavano tranquillamente tra queste bellezze quasi senza alzare la testa, senza farsi pervadere da quello che chiamo il “senso della storia”.
Troppi turisti oggi, a mio avviso, visitano luoghi famosi per il solo gusto di visitarli, senza magari conoscere nemmeno le tappe fondamentali dello sviluppo storico di un sito, di una città….come poter davvero capire una città come Istanbul senza sapere che è stata la capitale dell’Impero bizantino? Senza sapere che nel 1453 è caduta nelle mani degli Ottomani guidati da Maometto II? Come mai migliaia di turisti si riversano nella Moschea Blu (splendida, sia ben chiaro) ma nessuno era presente dalla porta dalla quale Maometto II entrò nella città dopo averla a lungo assediata?
Istanbul, ovviamente, non si esaurisce nei suoi monumenti ma è una città vibrante per la sua vivacità, frutto della presenza di circa 13 milioni di abitanti che, con le loro tradizioni, rendono la città più viva che mai. Impareggiabile passeggiare sul ponte di Galata e osservare i tanti pescatori in attesa di una pesca fruttuosa e i tanti venditori nella zona del bazar, sempre intenti a vendere i propri prodotti al prezzo più conveniente. Consiglio davvero a tutti una visita a Istanbul, forse una delle poche città che presenta un così interessante equilibrio tra elementi occidentali ed orientali.
Madre e figlio
Ho installato da un po’di tempo, sul desktop del mio portatile, un’applicazione che mi propone, in stile cornice digitale, una carrellata delle foto che ho scattato nel corso degli anni. Poco fa il programma mi ha proposto l’immagine che sto postando adesso, uno scatto effettuato durante un indimenticabile viaggio nel lontano oriente, in Sri Lanka, col mio carissimo amico Luca, compagno ormai di molte entusiasmanti peregrinazioni nel mondo. L’immagine, scattata sul fare della sera nella spiaggia di Unawatuna sintetizza al meglio, a mio avviso, l’amore di una madre per il proprio figlio, un amore che si proietta nel futuro e che non deve conoscere limiti. Lo sguardo fisso sull’orizzonte, il tempo che deve arrivare, la speranza in un mondo migliore e la semplicità di affrontare la vita nelle difficoltà quotidiane col sorriso in faccia. Tale semplicità si ritrova soprattutto in queste zone del mondo, dove le persone vivono ancora a contatto con la natura, spesso purtroppo in condizioni molto disagiate ma che non intaccano lo spirito, uno spirito meno rovinato dalla modernità rispetto a quello occidentale e che rende le persone sicuramente più genuine.