Mese: giugno 2013

Guerra e pace: domande esistenziali

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220px-Ilya_Efimovich_Repin_(1844-1930)_-_Portrait_of_Leo_Tolstoy_(1887)Che cosa è male? Che cosa è bene? Che cosa bisogna amare, che cosa bisogna odiare? Per che    cosa bisogna vivere e che cosa sono io? Che cos’è la vita, che cos’è la morte? Quale forza governa tutto? […] Nulla è stato trovato, nulla è stato inventato. Possiamo sapere soltanto che non sappiamo nulla. E questo è il grado supremo della sapienza umana“.

Così, Pierre Bezuchov, in Guerra e pace, di Lev Tolstoj

Juan de Valdes Leal e i “Geroglifici della morte e della salvezza”

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valdesOggi, nel corso delle mie peregrinazioni nella rete, mi sono imbattuto nella figura di un certo Juan de Valdes Leal, pittore spagnolo vissuto in Spagna nel XVII secolo e autore di due dipinti molto particolari, realizzati per l’Ospedale della Carità di Siviglia. I due dipinti rappresentano due scene di morte e sono conosciuti, a quanto mi è sembrato di capire, sotto il nome di “Geroglifici della morte e della salvezza”. Il primo dipinto da prendere in considerazione è quello che prende il nome di “Finis gloria mundi”, riecheggiando la famosa locuzione latina “SIC TRANSIT GLORIA MUNDI”, “così passa la gloria del mondo”; in effetti l’opera in questione rappresenta due cadaveri in avanzato stato di putrefazione, quello di un vescovo e quello di un cavaliere i quali, dopo la morte, hanno lasciato in terra le loro spoglie mortali così come le ricchezze da loro accumulate nel corso dell’esistenza. Sullo sfondo, in modo da conferire anche una certa geometricità al dipinto, la Mano del Salvatore nell’atto di tenere una bilancia in mano, vecchia metafora della pesatura delle anime (usata già nell’antico Egitto e, in ambito cristiano, con la figura di San Michele Arcangelo).

Juan de Valdes Leal, "Finis gloriae mundi"
Juan de Valdes Leal, “Finis gloriae mundi”

Il significato immediato dell’opera è quindi quello suggerito dal titolo stesso del dipinto: per quanto si possa essere attaccati al mondo materiale, davanti alla morte tutti siamo uguali e tutti dobbiamo essere “pesati” non per le ricchezze che abbiamo messo da parte nel corso della vita ma per le azioni che abbiamo compiuto, le uniche che possono portare alla salvezza o, al contrario, alla dannazione.

Il secondo dipinto della serie dei “geroglifici” ha per titolo “In ictu oculi” e rappresenta una scena ancora più complessa, a mio avviso, della prima. Ora si osserva una grande morte, con tanto di falce, che osserva, con le sue vuote orbite, lo spettatore dell’opera; poggia il piede sinistro su di un mappamondo, probabile allusione  alla “temporalità” dell’esistenza,  ma sembra indicare tutti gli oggetti posti in primo piano, messi tutti in disordine tra di loro. Tra questi si osservano paramenti liturgici, spade, croci, libri…uno di essi è aperto sulla riproduzione di un arco di trionfo romano.

Nuovamente, anche in questo caso il messaggio dovrebbe essere il seguente: la morte è padrona della vita terrena e tutto quello che mettiamo da parte è destinato ad essere da lei raccolto. Resta il fatto che secondo me, sin dalla prima occhiata, si può comprendere come dietro a questi significati palesi altri rimangano molto nascosti. Per certi versi mi sembra di essere davanti alle immagini dei rebus dove ogni figura cela, oltre ad ogni apparenza, un significato sapientemente occultato.

Juan de Valdes Leal, "In icto oculi"
Juan de Valdes Leal, “In icto oculi”

Del resto, forse, non mi sbaglio, visto che il titolo delle due opere rimanda al linguaggio arcano par excellence, ossia quello geroglifico, che sin dai secoli del Rinascimento ha rivestito un’importanza fondamentale in tutta la tradizione ermetica che rimanda al più antico sapiente egiziano esistito, ossia il leggendario Ermete Trismegisto.

Concludo dicendo che non conosco assolutamente la vita dell’autore delle due opere da me riportate e che, forse, non ci sono significati nascosti nei due dipinti. Resta il fatto che la tradizione ermetica ha avuto, nel tempo, una fortissima influenza in tutti gli ambiti del sapere, soprattutto fino al XVI secolo e non rimarrei stupito di un qualche rimando a saperi nascosti anche in questi interessantissimi lavori.

Denuncia: dall’UE miliardi per la cultura mai utilizzati.

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Italia, io ci sono.

I soldi c’erano, ci sono e ci saranno! Tanti, tantissimi! È il sogno irrealizzabile di qualche innamorato della cultura? No, nient’altro che la realtà, ma particolarmente amara. Linkiesta infatti parla di un miliardo e mezzo già rientrati nelle casse dell’UE mai utilizzati per il programma “Programma Attrattori Culturali 2007-2013″, un progetto comunitario la rinascita economica del Sud Italia attraverso la valorizzazione dei beni culturali locali. Come se non bastasse, altri due miliardi stanno per partire, chiaramente mai utilizzati. Chi è il colpevole di questo spreco vergognoso e gravissimo? Nient’altro che i soliti: il Ministero dei beni culturali, i Governi passati, le Regioni e così via.

I miliardi dell’Unione Europea, quella che oggi viene additata come nemica, non arriveranno semplicemente perchè non ci sono progetti per il sud Italia da finanziare. È una constatazione difficile da accettare. Nel nostro paese non si riesce a fare sistema e la cultura è…

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Stolen Childhoods

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Foto straordinarie che mettono in luce un problema enorme, il lavoro (duro) minorile nel mondo…

Musica senza tempo…Kubrick e il “Danubio blu”!

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hal-9000-eyeChi non conosce le note di “An der schönen blauen Donau” (Sul ben Danubio blu”)??? Credo sia uno dei brani musicali più belli  della storia della musica…penso di averlo ascoltato, per la prima volta, come colonna sonora di un film che ho sempre reputato una vera e propria opera d’arte, “2oo1: Odissea nello spazio”, di Stanley Kubrick, che la mia maestra mi fece vedere alle elementari…

Da allora credo di aver visto il film almeno una ventina di volte…ritengo, infatti, che la visione del capolavoro kubrickiano sia una vera e propria esperienza di vita, un’immersione filosofica sul senso dell’esistenza, sul ruolo dell’uomo nell’universo, sull’esistenza di Dio….

La grande capacità di Kubrick, a mio avviso, è stata quella di saper fondere assieme immagini e musica in un tutto armonico senza imperfezioni. Le musiche da lui scelte a corredo del film sono semplicemente perfette…sembra quasi che siano state create per il film stesso!!!

Questo è, infatti, il mio pensiero…da quando ho ascoltato l’opera di Strauss la mia mente l’ha associata per sempre al film di Kubrick, tanto da non riuscire quasi ad intenderla come un “normale” valzer! Kubrick è riuscito ad utilizzare un brano musicale nato in un contesto totalmente diverso dal suo film di fantascienza come se fosse nato per accompagnare le immagini del suo viaggio nello spazio. E’ riuscito, insomma, a travalicare i confini del tempo creando un capolavoro immortale