mistero

Genova, tesori nascosti #5: il portale di San Gottardo nella cattedrale di S. Lorenzo

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Ho sempre amato il Medioevo, tanto da laurearmi proprio in Storia medievale nell’ormai lontano 2004 (!) e la città di Genova costituisce sicuramente un bellissimo “libro” aperto proprio su questo interessantissimo periodo. Oggi voglio mostrarvi alcuni tra i più bei bassorilievi che adornano l’antico portale di San Gottardo, nella cattedrale di San Lorenzo. Molti turisti, a mio avviso, non si rendono minimamente conto del tesoro rappresentato dalle ricche iconografie del portale, scene tratte dai bestiari medievali e che non sfigurerebbero su un libro di storia dell’arte. Purtroppo, infatti, gli occhi dei visitatori sono portati a guardare quello che guardano tutti, la massa: i leoni della scalinata della cattedrale, belli, sicuramente, ma molto distanti dai veri tesori della cattedrale.

Il portale di San Gottardo rappresenta il portale meridionale della cattedrale ed assieme a quello nord di San Giovanni costituisce una delle parti più antiche dell’intero complesso, in perfetto stile romanico,  databile al XI-XII secolo.

Complice un ottimo zoom sono andato alla ricerca di particolari che difficilmente possono essere colti, trovando molte belle sorprese che riporto, in piccola parte, nelle foto di questo post!

Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo -L'asino che suona l'arpa
Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo -L’asino che suona l’arpa

 

 

Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo - L'aquila di San Giovanni
Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo – L’aquila di San Giovanni

 

Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo - Creatura mostruosa
Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo – Creatura mostruosa

 

Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo - San Gottardo?!?
Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo – San Luca (grazie alla segnalazione di Nicoletta De Matthaeis).

 

Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo - Un cane
Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo – Un cane

 

Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo - Particolare
Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo – Particolare con Sansone dai lunghi capelli sul leone (grazie alla segnalazione di Nicoleta De Matthaeis)

 

Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo - Particolare di probabile scena biblica
Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo – Particolare di probabile scena biblica

 

Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo - Un viso attonito
Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo – Un viso attonito

 

Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo - Scena di caccia
Cattedrale di San Lorenzo . Portale di San Gottardo – Scena di caccia

 

Malta – Nel cuore del Mediterraneo

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La Valletta
La Valletta

Quest’anno le vacanze pasquali mi hanno portato nella bellissima isola di Malta, vero e proprio crocevia di culture e terra dalla storia antichissima. E’ ormai qualche tempo che mi sto appassionando alle culture megalitiche che sono comparse nel mondo, soprattutto a quelle nate nel bacino del “mare nostrum” e devo dire che Malta rappresenta un vero e proprio scrigno pieno di tesori.

Tra i templi più belli sicuramente sono da annoverarsi quello di Gigantija, nella vicina Gozo, e l’ipogeo di Hal Saflieni, entrambi patrimonio dell’Unesco. Soprattutto l’ipogeo rappresenta un vero e proprio unicum, almeno fino ad oggi, rappresentando il più antico tempio sotterraneo del mondo, costruito ben 3500 anni prima di Cristo. L’entrata al complesso funerario costa ben 30 euro ma devo dire che sono soldi ben spesi…l’emozione che si vive al suo interno è indescrivibile e purtroppo le foto e i filmati presenti sul web non aiutano ad immedesimarsi nell’esperienza unica; pitture di ocra rossa ancora presenti sul soffitto, il misterioso suono che si produce parlando nella sala dell’oracolo, le stanze realizzate per mezzo dell’architettura in negativo…sono tutti tasselli che descrivono una popolazione a mio avviso molto avanzata, molto di più rispetto a quello che tradizionalmente si pensa. Non bisogna per forza scomodare alieni o forze magiche ma di certo la nostra conoscenza dell’antico passato dell’uomo va ampiamente riletta e discussa senza strani dogmatismi.

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Io di fronte alle rovine posteriori del tempio di Gigantija, a Gozo

Malta non è solo preistoria ma tutti i periodi dello sviluppo dell’uomo nel tempo sono estremamente ben rappresentati. Come non citare la splendida Valletta, con la sua co-cattedrale dedicata a S. Giovanni Battista, patrono dell’Ordine dei Cavalieri di Malta. Al suo interno, tra l’altro, l’opera più grande di Caravaggio, la “Decollazione di S. Giovanni Battista”, con la firma dell’autore impressa nel sangue che esce dal collo del santo….

 

 

Caravaggio - La decollazione di San Giovanni
Caravaggio – La decollazione di San Giovanni

Come non citare poi la bellissima Mdina, città medievale toccata appena da un barocco austero e non invadente, Sliema, con il suo bellissimo lungomare, Senglea, con la torre di avvistamento dalla ricca simbologia.

Malta è ben percorribile, tra l’altro, con i bus alla modica cifra di circa 6 euro per un’intera settimana e anche il traghetto per Gozo costa solo 4,50 per le due tratte di andata e ritorno. Trasporti accessibilissimi, quindi, ma un poco particolari per quanto riguarda i tragitti…spesso, per fare anche pochi chilometri, ci si mette davvero tanto. Ma in fondo anche le attese e gli spostamenti  “rilassati” fanno parte della bellezza di una vacanza!

 

 

 

Atlantide – Il continente perduto #1

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De_Atlantide_ad_Timaeum_atque_Critiam_Platonis,_title_pageRigettare nel rango delle utopie ridicole gli studi riguardanti l’Atlantide, perché si crede che l’Atlantide non è esistita, è un pretesto buono solo per quelli che che si contentano di ciò che sanno e credono che non vi sia niente più da apprendere, mentre in materia di protostoria e di preistoria siamo solo all’abbicì“.

Cosi scriveva Gennaro d’Amato, curiosa figura di pittore e saggista, vissuto a cavallo dei secoli XIX e XX , in un suo libello sul mito di Atlantide dal titolo: “Il processo all’Atlantide di Platone”. Il libro, pubblicato nel 1930 è stato ripubblicato in Italia,  dalla Fratelli Melita Editori, alla fine degli anni ’80 del secolo scorso e contiene alcune interessanti riflessioni sul mito di Atlantide raccontato da Platone nei suoi dialoghi, Timeo e Crizia.

Premetto che la leggenda del continente perduto mi ha sempre molto interessato e da sempre sono un gran cultore di fumetti come Martin Mystère e dei libri di Hancock e compagni sull’archeologia misteriosa e quindi, appena ho visto in libreria il libro di d’Amato non ho potuto fare a meno di comprarlo.

Purtroppo il libro si perde un po’ troppo in teorie strampalate, basate soprattutto su ricerche glottologiche estreme e su assonanze di vocaboli un po’ tirate per i capelli. Resta il fatto che la ricerca è un bell’esempio storico di tentativo di dimostrare la reale esistenza passata di un continente posto tra l’Europa e le Americhe. La tesi di fondo di d’Amato, infatti, è quella secondo la quale la civiltà umana si sarebbe formata nel continente di Atlantide e che, in seguito all’inabissamento  del continente, si sarebbe spostata a ovest, dando vita alle civiltà precolombiane,  e ad est, per dare vita alle civiltà dei Liguri, dei Minoici, dei Micenei, dei Fenici e, ovviamente, degli Egizi.

Curiosa è, infine, la dedica a Benito Mussolini, qui presentato come un grande appassionato di archeologia…in effetti, gran parte dell’opera, sembra quasi un tentativo di dimostrare come gli italiani e i popoli europei primitivi non si sarebbero originati in oriente ma bensì nel continente perduto….

Mi riprometto prossimamente di tornare sul tema dell’Atlantide, anche facendo riferimento ai testi originali di Platone, contenuti nel Timeo e nel Crizia; ultimamente il tema è tornato in auge anche grazie al capitolo dedicato al mito presente nel recentissimo libro di Umberto Eco, “Storia delle terre e dei luoghi leggendari”.

Per adesso concludo, senza esporre le mie teorie in merito alla questione, ricordando solamente che le scoperte dell’archeologia non sono finite ma che molto, ancora, aspetta di essere scoperto. In questo mi sento molto vicino a d’Amato…ricordiamo che alla fine del XIX secolo Micene e Troia erano considerate solo delle leggende…Schliemann ha dimostrato il contrario!

Juan de Valdes Leal e i “Geroglifici della morte e della salvezza”

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valdesOggi, nel corso delle mie peregrinazioni nella rete, mi sono imbattuto nella figura di un certo Juan de Valdes Leal, pittore spagnolo vissuto in Spagna nel XVII secolo e autore di due dipinti molto particolari, realizzati per l’Ospedale della Carità di Siviglia. I due dipinti rappresentano due scene di morte e sono conosciuti, a quanto mi è sembrato di capire, sotto il nome di “Geroglifici della morte e della salvezza”. Il primo dipinto da prendere in considerazione è quello che prende il nome di “Finis gloria mundi”, riecheggiando la famosa locuzione latina “SIC TRANSIT GLORIA MUNDI”, “così passa la gloria del mondo”; in effetti l’opera in questione rappresenta due cadaveri in avanzato stato di putrefazione, quello di un vescovo e quello di un cavaliere i quali, dopo la morte, hanno lasciato in terra le loro spoglie mortali così come le ricchezze da loro accumulate nel corso dell’esistenza. Sullo sfondo, in modo da conferire anche una certa geometricità al dipinto, la Mano del Salvatore nell’atto di tenere una bilancia in mano, vecchia metafora della pesatura delle anime (usata già nell’antico Egitto e, in ambito cristiano, con la figura di San Michele Arcangelo).

Juan de Valdes Leal, "Finis gloriae mundi"
Juan de Valdes Leal, “Finis gloriae mundi”

Il significato immediato dell’opera è quindi quello suggerito dal titolo stesso del dipinto: per quanto si possa essere attaccati al mondo materiale, davanti alla morte tutti siamo uguali e tutti dobbiamo essere “pesati” non per le ricchezze che abbiamo messo da parte nel corso della vita ma per le azioni che abbiamo compiuto, le uniche che possono portare alla salvezza o, al contrario, alla dannazione.

Il secondo dipinto della serie dei “geroglifici” ha per titolo “In ictu oculi” e rappresenta una scena ancora più complessa, a mio avviso, della prima. Ora si osserva una grande morte, con tanto di falce, che osserva, con le sue vuote orbite, lo spettatore dell’opera; poggia il piede sinistro su di un mappamondo, probabile allusione  alla “temporalità” dell’esistenza,  ma sembra indicare tutti gli oggetti posti in primo piano, messi tutti in disordine tra di loro. Tra questi si osservano paramenti liturgici, spade, croci, libri…uno di essi è aperto sulla riproduzione di un arco di trionfo romano.

Nuovamente, anche in questo caso il messaggio dovrebbe essere il seguente: la morte è padrona della vita terrena e tutto quello che mettiamo da parte è destinato ad essere da lei raccolto. Resta il fatto che secondo me, sin dalla prima occhiata, si può comprendere come dietro a questi significati palesi altri rimangano molto nascosti. Per certi versi mi sembra di essere davanti alle immagini dei rebus dove ogni figura cela, oltre ad ogni apparenza, un significato sapientemente occultato.

Juan de Valdes Leal, "In icto oculi"
Juan de Valdes Leal, “In icto oculi”

Del resto, forse, non mi sbaglio, visto che il titolo delle due opere rimanda al linguaggio arcano par excellence, ossia quello geroglifico, che sin dai secoli del Rinascimento ha rivestito un’importanza fondamentale in tutta la tradizione ermetica che rimanda al più antico sapiente egiziano esistito, ossia il leggendario Ermete Trismegisto.

Concludo dicendo che non conosco assolutamente la vita dell’autore delle due opere da me riportate e che, forse, non ci sono significati nascosti nei due dipinti. Resta il fatto che la tradizione ermetica ha avuto, nel tempo, una fortissima influenza in tutti gli ambiti del sapere, soprattutto fino al XVI secolo e non rimarrei stupito di un qualche rimando a saperi nascosti anche in questi interessantissimi lavori.

“Weekly photo challenge: in the Background”

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Barcelona – photographing a murder

Ermete Trismegisto e la visione di Dio.

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ermete    “Sali più in alto della più alta altezza; discendi più in basso della più abissale profondità. Richiama in te tutte le sensazioni di ciò che è creato, del fuoco e dell’acqua, dell’umido e del secco, immaginando di essere dovunque, sulla terra, nel mare, in cielo; di non essere ancora nato, poi di trovarti nel grembo materno, di essere quindi adolescente, vecchio, morto, al di là della morte. Se riesci ad abbracciare nel tuo pensiero tutte le cose insieme, tempi, spazi, sostanze, qualità, quantità, potrai comprendere Dio.

Ermete Trismegisto, Corpus Hermeticum; libera traduzione di Frances A. Yates

Skyrim – Far Horizons

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Credo che ultimamente certe colonne sonore create per i videogiochi debbano essere considerate alla stregua delle migliori musiche create per il mondo del cinema. Chi è pratico di videogames lo avrà già potuto constatare; per chi invece non ha la fortuna di conoscere perle della recente produzione videoludica scrivo questo post, per farvi provare l’evocativa musica creata da Jeremy Soule. Anche slegata dal contesto del gioco, la musica riesce a creare un’atmosfera di pura riflessione, contornata da una profonda e dolce dose di malinconia…..

Genova, tesori nascosti #2: il Volto Santo in San Bartolomeo degli Armeni

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Il Sacro Volto di Gesù
Il Sacro Volto di Gesù

Rieccomi a scrivere della mia città, Genova, e dei suoi innumerevoli tesori nascosti. Oggi voglio parlare di una delle reliquie più straordinarie presenti nel capoluogo ligure, il “Sacro Volto” di Gesù, per secoli considerato l’immagine del vero volto di Cristo. Oggi, dopo molti studi, è ormai certo che trattasi di opera umana, un dipinto su tavola, ma la leggenda relativa alla  sua realizzazione è quantomeno interessante come anche le varie vicissitudini che la reliquia ha subito nel corso della storia.

Il campanile della chiesa di San Bartolomeo degli Armeni
Il campanile della chiesa di San Bartolomeo degli Armeni

Secondo la leggenda re Abgar di Edessa, molto malato, dopo essere venuto a conoscenza dei molti miracoli effettuati da Gesù decise di inviare al Salvatore un messaggero, Anania,  per invitare Gesù alla sua corte. Gesù, impossibilitato ad effettuare il lungo viaggio, decise di inviare al re un panno sul quale aveva impresso il suo volto. Il panno, ovviamente, cominciò subito a compiere miracoli e divenne una delle reliquie più preziose per la cristianità. Giunse dapprima a Costantinopoli nel corso del X secolo d. C. per poi arrivare a Genova per mano dei crociati che, nel 1204, portarono alla prima caduta della capitale dell’impero bizantino.

Oggi la preziosa reliquia si trova nella chiesa di San Bartolomeo degli Armeni, interessantissimo luogo di culto posto nelle colline di

Genova, nella zona della circonvallazione a monte, vicino a piazza Manin; se dall’esterno l’edificio non tradisce la presenza di una chiesa, basta guardare un po’ meglio per vedere come ancora sia presente un interessantissimo campanile di origine medievale. All’interno, oltre al Mandylion, si possono vedere molte antiche lapidi in alcune delle quali è anche riprodotta la sacra immagine.

Come al solito, l’ennesima perla presente a Genova e sconosciuta ai più…

Lapide del 1468, preghiera davanti al Santo Volto
Lapide del 1468, preghiera davanti al Santo Volto

 

Il Passato…

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Immagine 146Oggi, mentre attendevo l’ennesimo trattamento dentistico (uno degli ultimi, spero) sono tornato a riflettere sul passato, sullo scorrere del tempo, uno dei miei tormentoni di sempre. Complice anche il ripasso, stamane, delle antiche civiltà dell’antica Italia, il mio pensiero è tornato ai favolosi megaliti sparsi in tutto il mondo, soprattutto a quelli nostrani, come i nuraghi sardi e i meno conosciuti esempi presenti in Toscana, come ad esempio quelli riportati nella foto. Trattasi dei cosiddetti “Sassi ritti”, oggi situati presso il paese di San Piero in Campo, all’Isola d’Elba. Sassi piantati nel terreno da chi? quando? perchè? Ogni risposta appare superficiale, poco convincente. Essi sono il segno di una cultura sparsa in tutto il Mediterraneo che ha lasciato i segni inequivocabili del suo passaggio sulla terra regalandoci questi favolosi “enigmi”. Proprio su questo aspetto voglio riflettere. Quello che appare a noi come enigma, nei tempi passati non lo era! Ci sarà stato qualche druido/sacerdote che ha comandato ad alcuni operai il posizionamento dei sassi per ragioni che a NOI risultano oscure ma che per loro rispondevano a criteri certi…ma quali? Non so cosa darei per poter osservare il passato, spiare quei momenti, capire le motivazioni di tali opere e vedere gli uomini intenti in quel lavoro….

Ma forse il fascino di certe cose risiede proprio nell’aura di mistero che riescono a suscitarci e, inequivocabilmente, avere la fortuna di visitare certi luoghi fa avvicinare a questi misteri e contemplare la natura a fianco dei Sassi, rimirare il Tirreno e l’isola di Montecristo da quel punto di vista privilegiato non ha prezzo!